
Storia & Impero
Gli Aztechi o Mexica furono una delle grandi civiltà precolombiane, la più prosperosa e florida all’arrivo degli Spagnoli. La civiltà azteca è stata l’ultima della culture della Mesoamerica. Sviluppatasi nel Postclassico, tra il XIV e il XV secolo, in un breve tempo riuscì ad imporsi sul vasto territorio del Messico. L’origine di questo popolo di guerrieri è per molti versi oscura e sospesa tra mito e realtà. Secondo una leggenda fu il Dio del Sole e della Guerra a indicare alla tribù dove doveva sorgere la capitale azteca attraverso una visione. La capitale, Tenochtitlàn, fu fondata in un isolotto in mezzo al Lago di Texcoco.


Il legame , seppur debole ,con i Toltechi , potente civiltà che si era insediata nel IX secolo nella Valle di Anahuac, aiutò gli Aztechi a legittimare così la loro dinastia, ma la vera eredità di cui si appropriarono fu la politica di tipo imperialistico. Gli Aztechi inizialmente vissero come vassalli dei regni vicini, con l’ascesa del capo-guerriero Itzcòatl ci fu una svolta: si allearono con le tribù militari più forti. Dopo aver ottenuto molte vittorie si sono guadagnati il diritto a diventare un regno indipendente. I popoli circostanti dovettero, così, difendersi dai continui attacchi da parte degli Aztechi e infine sottomettersi alla triplice alleanza tra Tenochtitlàn , Texcoco e Tlacopàn, che pose fine al regno dei Tepanechi.
A partire dal 1440 con l’ascesa al potere da parte di Moctezuma I, considerato il fondatore dell’impero, gli Aztechi divennero inarrestabili: iniziarono una grande conquista dei territori dagli altopiani centrali , al Golfo del Messico e alla regione di Oaxaca. A causa però di catastrofi naturali, alluvioni e carestie, furono costretti a rinunciare a ulteriori imprese militari. Negli anni seguenti tra il 1469 e il 1502, i sovrani Axayàcatl, Tizòc e Ä‚huitzotl proseguirono la politica espansionistica arrivando fino al Guatemala e riuscendo ad imporre il proprio dominio su quasi tutte le ragioni del Messico. Quando nel 1503 salì al trono l’ultimo sovrano, Moctezuma II, l’impero si trovava in una profonda crisi istituzionale. L’imperatore fu informato della presenza di popolazioni straniere che sI muovevano sulla costa ed inviarono alcuni doni. Ma fu del tutto inutile: Cortès, un giovane comandante spagnolo, nel timore di essere tradito, commise una terribile strage della popolazione indigena. Nel 1519 il comandante spagnolo arrivò davanti alle porte della capitale azteca e fece segregare l’imperatore nel suo palazzo. Il Conquistador era indeciso sulla strategia da seguire, quando si vide costretto a lasciare la città incustodita la situazione precipitò: il suo luogotenente Pedro de Alvarado invase la città e ordinò di uccidere tutta la nobiltà azteca. Al ritorno di Cortès nel 1520 la città era nel caos. Moctezuma morì in una sommossa e si scatenò cosi una sommossa che portò gli Spagnoli a lasciare la città. Pazientemente Cortès si riorganizzò e marciò di nuovo contro la città, infliggendo il colpo finale all’impero azteco il 13 agosto 1521 dando fuoco alla città.

BIBLIOGRAFIA :
Civiltà e religione degli Atzechi di L. Pranzetti
Una vasta raccolta commentata dì documenti grazie ai quali sono ricostruite le origini e le concezioni, la vita sociale e l'espansione politica di un popolo che rivelò agli Spagnoli sbarcati nel 1519, una prosperità, una potenza e una raffinatezza paragonabili a quelle dei maggiori stati europei.